Solvitur ambulanda
N.B.: Il presente blog non costituisce testata giornalistica, né ha carattere periodico, essendo aggiornato in base a come pare a me. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale, ai sensi della Legge n. 62 del 7-03-2001.

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mercoledì 31 agosto 2011

La Via Baltica





“Tutta l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa: di non saper starsene in riposo in una stanza”.
Blaise Pascal

Vilnius - Riga - Tallinn. La Via Baltica in verità non esiste, è una mia invenzione. Scusatemi veramente se sto diventando monotematico, terribilmente monotematico, ma il mio horreur du domicile e la mia conseguente volontà di fuga non mi fanno ultimamente pensare ad altro, a distanza ormai di quasi un anno da questo ultimo viaggio in quel lembo di Centro Europa (non propriamente Europa dell'Est e non ancora Europa del Nord), che mi ha fatto sviluppare questa sorta di fissazione, di amore viscerale per quella zona geografica, attaccamento affettivo tutto fatto di intime e personali suggestioni che non riesco assolutamente a delineare a parole.

Si narra che il viaggio perfetto è circolare, con la gioia della partenza e la gioia del ritorno. Ma per me non è così. E' vero che ho un'anima duale, con una parte di me che vorrebbe essere sempre in movimento e una parte di me che brama invece più la staticità e la ciclicità, ripetitività degli eventi. Ma in me non c'è mai stata gioia insita nel rientro a casa, c'è sempre stata la cosiddetta sindrome da rientro, che talvolta, invece di durare solo per pochi giorni, è addirittura durata per settimane, se non per mesi, mentre la mia vita scorreva monotona e uguale in luoghi che sono ormai diventati pieni solo di ambasce.
Guy de Maupassant diceva che il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno; Tarkovskij diceva che il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico e che ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare, mentre Gore Vidal, in maniera più leggera, afferma: "Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati.". Henri David Thorau si diceva stupito per la capacità di resistenza, dei suoi vicini, che si confinano tutto il giorno nei loro negozi o nei loro uffici, e questo per settimane e per mesi, anzi, praticamente per anni, e di sé stesso diceva: “Il mio desiderio di conoscere è discontinuo, ma il desiderio di rigenerare la mente in atmosfere sconosciute, esplorando zone non acora percorse dalle mie gambe è perenne e costante…è la grandiosa ed improvvisa rivelazione dell’inadeguatezza di ciò che sino a quel momento abbiamo chiamato Conoscenza, la scoperta che vi sono in cielo ed in terra assai più cose di quante ne sogna la nostra filosofia.”.

Ci sono poi i fautori di una linea quasi più orientale, oserei dire quasi taoista, che è quella del viaggio interiore, del viaggio dentro sé stessi, seguendo quello che affermava Gauthama Buddha dicendo "Non puoi percorrere la via prima di essere diventato la via stessa", e ho voluto raccogliere alcune citazioni:

- "Ero uscito solo per fare una passeggiata ma alla fine decisi di restare fuori fino al tramonto, perché mi resi conto che l'andar fuori era, in verità, un andare dentro" John Muir da "La mia prima estate sulla Sierra"
- "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi". (Marcel Proust)
- È quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani. (Augusta Amiel-Lapeyre)
- Il viaggio è nella testa. (Jean Baudrillard)
- L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io. (Alessandro Morandotti)
- Chi si sente a suo agio in casa, non va peregrinando lontano. I molti viaggi di scoperta nel mondo dimostrano l'insoddisfazione universale. (Friedrich Rückert)


Ma il mio preferito di sempre è Bruce Chatwin, autore che ho imparato da subito ad amare ai tempi dello studio universitario, perché c'è stata una immediata consonanza tra i concetti che esprimeva attraverso le sue riflessioni scritte e la mia indole, il mio io.
Chatwin era quello che diceva che il viaggio non solo allarga la mente, le dà forma.
Chatwin riteneva che tutte le nostre attività sono legate all'idea del viaggio e che il nostro cervello ha un sistema informativo che ci dà ordini per il cammino, e qui sta proprio la molla della nostra irrequietezza. L'uomo ha scoperto per tempo di poter spillare tutta questa informazione d'un colpo, manomettendo la chimica del cervello. Di poter volare via in un viaggio illusorio o in un'ascesa immaginaria. Di conseguenza gli stanziali hanno identificato Dio con il vino, con l'hashish o con il fungo allucinatorio; ma di rado i veri vagabondi sono caduti in preda a questa illusione. Le droghe sono veicoli per la gente che ha dimenticato come si cammina.

 
Spero che sia uno degli ultimi post riguardo ai paesi baltici, anche se attualmente non posso garantirvi nulla. Nel frattempo vi ripropongo alcune foto scattate da me: la mia vista del retro della Chiesa di S. Anna di Vilnius, con le sue guglie ad un tardo tramonto delle 23 inoltrate, viste da Užupis. E' l'immagine più vivida che in questo momento conservo di quel viaggio del giugno 2009, conclusosi in una notte bianca piena di eventi e manifestazioni che hanno riempito tutto il centro città per festeggiare il fatto che, in quell'anno, la capitale lituana è stata capitale europea della cultura; vi propongo uno scorcio, a Riga, di uno dei palazzi Art Nouveau di Ėjzenštejn, padre architetto dell'omonimo famoso regista russo nativo di questa città; vi propongo la vista del Mar Baltico sulla Baia di Tallinn, dal parco di Rocca al Mare.  Immagini che si soffermano su significativi particolari e che vanno al di là delle, seppur belle, ormai banali vedute panoramiche di città.

Mi è stato chiesto quali delle tre capitali è la più bella o quale delle tre mi è piaciuta di più. Non lo so, è difficile rispondere, in quanto ci sono sostanziali differenze tra una città e l'altra.
A Riga, secondo lo stereotipo maschile, ci sono le ragazze più belle, è la città più "russa" delle tre, con un bel centro storico, meritevole, che ricorda il passato anseatico e la fa rassomigliare molto alle città del nord della Germania come Lubecca; Tallinn, la più nordica e "scandinava", essendo molto vicina alla Finlandia (anche i tratti somatici delle persone cambiano), oltre ad essere la più ricca delle tre, viene considerata un piccolo gioiellino con il suo equilibratissimo mix di moderno e antico (il suo centro storico medioevale, parte alta e parte bassa, un tratto di mura ancora intatte); Vilnius è quella più piccola e provinciale, un po' più povera, con la vita forse meno cara, e quella dove forse si incontra la gente più cordiale (con questo non voglio però disquisire sul livello di cordialità degli altri due popoli baltici, il mio era un ragionamento di massima), molto barocca e diversa dalle altre due. E comunque tutte le città sono accoglienti, se poi a uno interessano le atmosfere un po' grigie dell'architettura realista sovietica basta muoversi dal centro e andare in periferia per trovare i palazzoni costruiti ai tempi dell'URSS.
Estremizzando e creando delle sorte di paradossi, si potrebbe in sintesi dire:

- Tallin, la più "scandinava"
- Vilnius, la più "polacca"
- Riga, la più "russa"

E comunque ognuno le deve visitare e farsi la propria idea, preparandosi a trovare la meraviglia anche nelle piccole cose, partendo con un bagaglio leggero e pratico e cancellando con un colpo di spugna tutti i tristi luoghi comuni a sfondo sessuale maschile per prepararsi alla flânerie.
Se ci andate d'estate e fa comunque particolarmente freddo, troverete che per le persone è normale mangiare all'aperto con coperte di lana indosso che vengono fornite dai camerieri.
A Vilnius assaggiate la cucina tipica, calorica e a base di patate e zuppe. La birra è veramente ottima e vi consiglio di assaggiare anche la vodka lituana. Vilnius è una città piena di fiori e giardini curatissimi e il cielo è di un azzurro così intenso da rendere quasi rotonda la prospettiva del paesaggio. Ovunque rigore mitteleuropeo, con le case dai tetti spioventi. Pochi itinerari ma precisi, tra questi le tre croci sulla collina che svettano tra le nuvole rapide e il cielo azzurrissimo, con la città adagiata ai loro piedi. Nel mezzo chiese piene di oro e di ex voto, donne che recitano il rosario con una lingua diversa ma con la stessa identica cantilena delle nostre nonne, piccole piazze e cortili dentro palazzi pieni di fiori. Tagliate il centro in due per salire sulla collina di Užupis, la repubblica della felicità come recita la costituzione affissa sul muro, a metà tra Christiania e Montmartre, in realtà e molto più semplicemente un quartiere diviso in due: da un lato case belle e di ex fricchettoni probabilmente, dall’altro case di legno, cadenti, fabbriche chiuse con le finestre murate che arrivano fino all’autostrada; il tutto a ridosso di un parco sereno e tranquillo, con l’accademia di belle arti alla quale si accede solo superando un ponte, un fiume da percorrere in canoa, ragazzi che ballano, fidanzati che si baciano.
Tra una città e l'altra si percorrono per chilometri e chilometri strade perfettamente dritte con boschi a destra e a sinistra, interrotti solo ogni tanto da campi coltivati e pascoli.
Riga è la città più grande dinamica, con molto turismo e con le persone che camminano veloci per la strada, sembra una piccola Russia del giorno d'oggi, non solo per le scritte in cirillico ovunque o per il fatto che il più delle persone parli russo, ma anche per una atmosfera probabilmente dovuta alle strade enormi che si intersecano sempre perfettamente a scacchiera. La vita si svolge nel centro antico, un fiorire di guglie, di chiese ortodosse, torrette e palazzi dalle facciate ricamate a dai tetti spioventi. Riga sembra purtroppo essere una sorta di Sodoma post URSS e di questa immagine sembra però non riuscire a liberarsi totalmente. Le ragazze sono ancora più smaliziate e si aggirano in gruppo vestite succinte, manifestano una sicurezza e una emancipazione che sanno di nuovo: sono belle, ben vestite – globalizzate – si aggirano in due o in tre, frequentano locali costosi con turisti maschi allocchi adescati per strada. Riga è una citta dal cuore architettonico liberty. I palazzi, uno accanto all’altro, sono un rigoglio di fiori, draghi, stucchi coloratissimi e fregi dall’intaglio perfetto. Ogni facciata è diversa dall’altra e seguendo la strada le forme e i motivi si alternano fino a diradarsi ma mai completamente. Più entriamo nel centro, invece, e più i tetti e le guglie si appuntiscono. E’ un continuo via vai di gente che si contrappone alla solitudine e al silenzio di alcune stradine secondarie: i turisti sono molti ma il centro è abbastanza grande perché si disperdano in un attimo.
Tallin è come due città in una: la moderna Estonia che ha adottato l’euro e che si porta dietro i postumi architettonici della Russia e la città vecchia, un continuo saliscendi che ha come apice tre terrazze verdi a picco su guglie e sul porto. E’ una città bellissima, sì, con un centro storico incredibilmente affascinante, che paga però il fatto di essere piccolo. Prendete un tram e dirigetevi verso il Kumu, il Museo di Arte Contemporanea, immerso nel parco verdissimo di Kadriorg. E’ una zona bella ed interessantissima, un’ulteriore faccia di una città a metà tra la Russia, l’Europa medievale e la Finlandia. Tallinn è anche la città delle vecchie fabbriche rimesse a nuovo e un distretto creativo con ristoranti, locali e negozi.


Insomma, ci sono le atmosfere che cambiano, le facce delle persone che cambiano da una città all'altra, e poi ci siamo noi, che viviamo e ci mettiamo alla prova tra un fregio architettonico, una sfumatura del cielo e una persona che cammina per strada. Qui non si tratta solo di viaggiare, bensì di fare esperienze minimali, di bellezza e non solo, per arricchire il nostro bagaglio di vita quando torneremo a casa.

domenica 21 agosto 2011

Per chi volesse farsi una cultura musicale



Penso che chi frequenta questo blog abbia compreso, da alcuni elementi ivi contenuti, che ho una predilezione per i paesi baltici. Mi sto accingendo in questa sede a parlare di cose che riguardano la Lettonia, e per questo intendo fare prima un preambolo nel tenativo di far affievolire quel certo tipo di cliché della gente (soprattutto maschile, ma non solo) che sono purtroppo legati a questo paese e alla sua capitale.
La Lettonia è un paese stupendo e la sua capitale, Riga, è una città cosmopolita ben diversa dalla realtà più suggestiva e sgargiante che caratterizza il resto del Paese. Il mio intento è quello di farvi conoscere la Lettonia al di fuori dei luoghi comuni andando soprattutto oltre quello che è il triste primato della rinomata capitale Riga divenuta – con l’ingresso dell’Unione Europea – la capitale mondiale del turismo sessuale rubando di prepotenza il primato a località ben più note collocate in Thailandia, a Cuba e in Brasile. Tale primato è stato coadiuvato da una concomitanza di fattori che, miscelati tra loro, fanno si che le ragazze imparino purtroppo fin da giovani ad usare e sfruttare il proprio corpo come strumento utile per ottenere vantaggi:
• Voli low cost caratterizzano i collegamenti da Riga verso innumerevoli destinazioni europee, ivi compresa l’Italia che rimane collegata con voli estremamente economici delle compagnie Ryanair e Air Baltic;
• La Lettonia, è un paese di popolazione di pelle bianchissima con donne dai lineamenti formosi e slanciati, e ciò rende il posto più allettante rispetto ad altri;
• Il basso livello salariale – il più basso mai riscontrato in per un paese occidentale, dove per esempio una cameriera in una qualsiasi città lettone al di fuori dalla capitale non percepisce più di 140 LAT al mese (poco meno di 200 euro);
• L’ingresso della Lettonia nell’Unione Europea ha permesso alle ragazze russe autoctone e lettoni di riversarsi a fiumi nei night club di mezza Europa con estrema facilità, non occorrendo più per loro il visto per viaggiare in occidente. Metà delle ragazze impiegate nella prostituzione in Irlanda sono lettoni, i night club e i “procacciatori” di Svizzera, Italia e Germania sistematicamente attingono dalla Lettonia ragazze tramite allettanti annunci sui giornali locali, una fiumana di ragazze lettoni si riversa allo sbaraglio in giro per l’Europa – Italia compresa – sfruttando nella maggior parte dei casi il sesso come mezzo di sopravvivenza. Tale pratica ha reclamizzato non poco il Paese e le ragazze lettoni, ragion per cui i consumatori di sesso sono indotti a giungere direttamente alla fonte.
• Riga, si è talmente specializzata nel turismo sessuale che persino la guida cittadina distribuita gratuitamente dall’ufficio promozione e turismo della capitale non è altro che un opuscolo pubblicitario ricco di offerte a sfondo puramente sessuale, quali servizi intimi, massaggi erotici, camere private, striptease con servizi annessi: a consultare la guida cittadina sembrerebbe che tutto il business della capitale giri intorno al sesso a pagamento.
Per via di tutto ciò, la capitale pullula di stranieri – soprattutto italiani – i quali la sera ad ogni angolo vengono sistematicamente fermati e indirizzati in qualche posto o locale a sfondo
sessuale, dove immancabilmente vengono spennati con prezzi e servizi appositamente creati ad arte per loro, spendere 100 euro in cinque minuti per molti connazionali può essere la norma, soprattutto quando adescati come pesci da avvenenti ragazze che si fingono brave ragazze a passaggio come se fossero delle semplici studentesse disinteressate. Coinvolti in questo circolo vizioso, troviamo in primis le orde di maschi italiani, i quali giungono a Riga a frotte per essere poi metodicamente spennati da un'organizzazione sotterranea creata appositamente per loro, organizzazione alla quale non pare neanche vero di poter aver di che campare sfruttando una nazione talmente messa male da dover ricorrere in massa al “turismo all’estero” per sopperire alla impossibilità di vivere una vita sessualmente normale in patria. Le ragazze a Riga che campano alle spalle di questi fessi, non necessariamente sono della più cattiva specie, fra loro vi troviamo anche delle studentesse che trovano pratico guadagnare qualche soldo semplicemente strizzando l’occhio a qualche ragazzo incrociato per strada, il quale immancabilmente subito inviterà la ragazza a prendere quale cosa in qualche locale, ma a questo punto entra in gioco l’astuzia della ragazza, dato che sarà lei a indirizzarlo forzatamente in un posto con prezzi esorbitanti. Il locale chiaramente riconoscerà sottobanco una commissione alla ragazza che ha trovato il pollo da spennare. Oramai, fra le ragazze di Riga senza tante remore, si è diffuso il modo di dire “vado a pescare l’idiota”, espressione che sta ad indicare “vado a racimolare qualche quattrino sfruttando qualche turista”. Gli italiani a Riga sono divenuti, a ragion veduta, non solo lo zimbello della popolazione locale, ma anche della comunità francese e tedesca per via del fatto che la sera, dentro qualsiasi night o locale a sfondo sessuale, praticamente si parla italiano! L’italiano per fortuna, limitandosi nella maggior parte dei casi a una visita circoscritta nella capitale, nelle altre città lettoni non si è ancora sputtanato.



Ma fatti i dovuti preamboli cambiamo ora decisamente discorso, in quanto è di altro che voglio parlare.
E' innanzitutto incredibile vedere come un paese così piccolo possa riservare delle sorprese.
Prendete i jeans. Date un'occhiata ai rivetti posti sulle tasche, che impediscono loro di strapparsi: ebbene, sono dovuti a un'invenzione di Jacob W. Davis, sarto ebreo di Riga.
DJ Lethal, del gruppo rap-metal americano dei Limp Bizkit, è nato a Riga. Il suo vero nome è Leor Dimant.
La famosa Minox, la minitelecamera spia, fu sviluppata e prodotta da Walter Zapp a Riga a partire dal 1936 e il primo modello portava persino il nome della città.
Il Barone di Munchausen era di origine lettone, e prima di ritirarsi nella sua tenuta di Dunte, a nord di Riga, nel 1780, servì nell'esercito russo contro i turchi.
Il personaggio cinematografico di Crocodile Dundee, interpretato da Paul Hogan, è ispirato ad un uomo realmente esistito. Nel 1945, Arvids Blumetals scappò dalla Lettonia occupata dai sovietici per rifugiarsi in Australia, dove dieci anni dopo divenne famoso come Crocodile Harry, cacciatore di coccodrilli. La sua città natale, Dundaga, lo ha onorato erigendo una statua in pietra di due tonnellate raffigurante, ovviamente, un coccodrillo.
Mikhail Baryshnikov, il ballerino più famoso al mondo, è nato a Riga nel 1948.
Riga sostiene di essere il luogo di nascita dell'albero di Natale, sin da quando, nel 1510, la corporazione delle Teste Nere (un gruppo di mercanti scapoli), decorò con fiori un abete nella notte di Natale. Tuttavia gli estoni sostengono di decorare alberi per Natale sin dal 1411.
Riga è famosa in tutto il mondo per il suo antico Balsamo Nero, un infuso idroalcolico di erbe e spezie, prodotto con una ricetta tutt'ora segreta, considerato dai lettoni quasi al pari di una medicina che cura tutti i malanni, può essere bevuto liscio, con ghiaccio, come correttivo del caffè o come ingrediente in una miriade di cocktail.



Passo ora a parlare finalmente di musica, il vero intento di questo post. Ho visitato la capitale della Lettonia nel mese di settembre del 2010, sono rimasto molto impressionato in seguito alla visita del museo dell'occupazione di Riga, e da allora ho voluto approfondire il discorso della musica popolare e tradizionale lettone come elemento fondamentale e imprescindibile della cultura di un popolo nell'affermazione di un'identità nazionale di genti che fieramente hanno lottato per secoli per tutelare la loro lingua e la loro cultura, fino a giungere finalmente ad ottenere la piena e vera indipendenza all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso. Inutile dire che questo mio personale percorso di ricercs mi ha portato a spaziare un pochino.
Il patrimonio di canti tradizionali è molto importante e sentito nei paesi baltici, a tal punto che gli eventi che hanno portato le tre repubbliche ad affrancarsi dalla allora morente Unione Sovietica portano il nome di Rivoluzione Cantata.
Il termine fu coniato dall' attivista ed artista estone Heinz Valk in un articolo pubblicato in un settimanale dopo le spontanee e pacifiche manifestazioni di massa, durante il Festival della Canzone Estone di Tallinn del 1988. La Via Baltica o Catena Baltica fu una "catena umana" nei Paesi Baltici, nel 1989, di persone non russe che dimostrarono pacificamente contro l'occupazione straniera sovietica. Una catena di persone che si tennero civilmente per mano per 600 km partendo da Tallinn, collegandosi con Riga ed arrivando fino a Vilnius. Questo fu un enorme atto simbolico da parte delle popolazioni baltiche non russe, di richesta di ritorno
all' indipendenza e protesta contro l'invasore sovietico. Questo divenne "simbolo" della Rivoluzione Cantata, contro l'occupazione sovietica.




Youtube rimane un valido strumento per chi volesse approfondire il patrimonio di canti e balli tradizionali lettoni. Tra un documento video e l'altro, un giorno mi sono imbattuto in una giovane artista di nome Laima Jansone (alla quale ho dedicato uno spazio fisso su questo blog), autrice di brani musicali acustici suonati al kokle, strumento tradizionale lettone, una sorta di cetra e una variante del lituano kanklės, del russo gusli, dell'estone kannel e del finlandese kantele. La nascita di questo strumento è da ascriversi al XV secolo, quando le tribù baltiche rielaborarono il liuto a partire da strumenti similari livoniani, finnici o slavi. Il kokle possiede due varianti, possiamo trovare quello della regione della Latgale e quello della regione della Kurzeme. Se volete sapere qualcosa in più su di lei, il suo sito ufficiale è disponibile nell'elenco di link di questo blog. Vi rimando anche al MySpace di questa artista, se volete ascoltare qualche pezzo: www.myspace.com/laimajansone



Ma volendo affrancarci dal suolo della musica più tradizionale, ci si può imbattere nelle atmosfere neogotiche del gruppo Ēnu kaleidoskops (il caleidoscopio delle ombre), band neofolk di Riga nata nel 2004., ai tempi in cui Mārtiņš Links, chitarrista, cantante e autore del gruppo, studiava a Kaunas, in Lituania e registrò i suoni della natura catturati in un parco e arricchiti dal suono di un flauto che portava sempre con sé. Successivamente questi suoni, aggiungendo violino, basso elettrico e batteria, furono utilizzati come base per incidere le prime canzoni. L'idea fondante del gruppo è quella, sfruttando anche il patrimonio tradizionale di storie e fiabe, di creare una moderna mitologia.
Il loro sito web ufficiale è presente nell'elenco di link di questo blog. Il sito è un po' difficile da navigare perché solo in lettone, ma comunque si può accedere ai contenuti multimediali, che sono 4 MP3 di canzoni prese dal primo album ufficiale prodotto.
Vārna, uno dei componenti del gruppo, iniziò un progetto in solitaria nel 2002, prima della nascita della band, terminato nel 2008 con l'uscita dell'album After Hundreds There Became Hundreds, dove ritroviamo tutte le atmosfere dark-folk e neo-folk tipiche del gruppo. L'album, secondo la logica dei creative commons, può essere ascoltato online e scaricato, purché il download non sia per fini commerciali e possa dare credito all'artista. Vi segnalo l'URL: http://www.jamendo.com/en/artist/Varna



Concludo con un tipo di musica meno di nicchia e meno settoriale e finisco parlando del gruppo Brainstorm (o Prata Vetra, come sono conosciuti in Lettonia), l'esportazione musicale di maggior successo dal paese. Si sono guadagnati l'attenzione internazionale piazzandosi terzi nel 2000 alla Eurovision Song Contest con la loro canzone "My Star", vincendo successivamente un MTV Music Awards come miglior gruppo baltico e andando in tournée con i REM e i Rolling Stones. Vi segnalo il sito ufficiale della band, con foto, informazioni e molto altro, tra cui un player incorporato grazie al quale è possibile ascoltare una selezione delle loro migliori canzoni: http://www.brainstorm.lv/en/

Buon ascolto.

Viaggio in Italia



Con l’Ottocento, l’esperienza del viaggio, pur conservando solidi rapporti con la realtà, diventa, nella letteratura, una esperienza di tipo interiore che assume molteplici significati, tutti riconducibili all’aspetto dominante della sensibilità romantica: l’inquietudine e l’irrequietezza interiore.
Il viaggio diventa, per i Romantici, l’itinerario dell’immaginazione verso un mondo ideale, il luogo mitico delle origine del sapere della civiltà, un luogo lontano dalla realtà borghese così superficiale e materialistica. Il viaggio nasce dal rifiuto della realtà per cercare quegli ideali di libertà, giustizia e verità nei quali crede l’intellettuale romantico.
Vi è molto spesso un legame fra la vita dei letterati che viaggiano incessantemente e i personaggi delle loro opere. Significativo è il caso di Lord Byron che viaggiò in tutto il Mediterraneo, e del personaggio Aroldo che, nel poema "Il pellegrinaggio del giovane Aroldo" (1818) intraprende un itinerario simile a quello del suo autore.

« ...and now, fair Italy! Thou are the garden of the world... »

Childe Harold's Pilgrimage (Il pellegrinaggio del giovane Aroldo) è un lungo poema narrativo. Descrive i viaggi e i pensieri di due personaggi che, disillusi da una vita di piaceri e ozî, cercano una nuova esistenza in terre straniere; complessivamente, può essere interpretato come l'espressione della malinconia e della disillusione vissuta da una generazione ormai esausta delle guerre dell'età successiva alla Rivoluzione Francese e dell'Età Napoleonica.
Come ammise lo stesso Byron, il poema trae ispirazione dalle vicende autobiografiche dello stesso autore, in particolare dai viaggi nel Mar Mediterraneo e nel Mar Egeo compiuti tra il 1809 e il 1811. Sebbene l'autore non fosse inizialmente soddisfatto della sua opera, considerandola troppo legata alle sue vicende personali, con la sua pubblicazione, da parte dell'editore John Murray, Byron ottenne un'immediata notorietà, tanto che ancora oggi lo si annovera tra i maggiori letterati inglesi. Il successo maggiore fu riscosso tra il pubblico femminile aristocratico, che amava moltissimo la figura del giovane Harold e, soprattutto, il suo onnipresente pessimismo; ben presto si notarono somiglianze tra la personalità di Byron e quella del suo personaggio.
Il poema delinea i tratti dell'eroe byroniano, ancora oggi rilevante e spesso presente in romanzi, film o commedie di tipo classico. L'eroe byroniano è solitamente posto ai margini della società, ha una personalità perennemente in conflitto tra due posizioni, una positiva di uomo gentile e una negativa di essere spietato, una di forte religiosità, una di ateismo, ed è sempre insoddisfatto e alla ricerca di nuove emozioni.
Dal punto di vista strutturale, il poema è organizzato in quattro canti di stanze spenseriane, formate cioè da otto versi pentametri giambici seguiti da un verso giambico di dodici sillabe detto alessandrino. Vi sono anche delle rime, che seguono lo schema ABABBCBCC.
Curiosità: L'atmosfera del poema ispirò il compositore romantico francese Hector Berlioz, che nel 1834 scrisse la sinfonia nota come Harold en Italie, una sinfonia in 4 parti con viola principale. Ognuno dei 4 movimenti che compongono la sinfonia è caratterizzato da un titolo che ha lo scopo di rendere più chiaro il messaggio musicale. Qui Berlioz porta ad esiti compiuti la tendenza, che la musica manifestava sempre più apertamente, di ricorrere ad un programma per fornire concretezza alle immagini che il compositore intendeva rappresentare.
Le principali innovazioni della sinfonia sono quindi l'introduzione di un programma poetico e di una melodia caratteristica.
In particolare attraverso la melodia caratteristica, propria di un personaggio, in questo caso Aroldo, Berlioz è riuscito a legittimare il suo allontanamento da schemi e formule classiche. Dove infatti la ripetizione e la variazione erano dettate da regole formali comunemente accettate, Berlioz utilizza variazioni e modulazioni come espressione dell'interiorità di Aroldo rispetto alle situazioni sempre diverse con cui si trova ad avere a che fare. La monodia caratteristica in questa sinfonia è affidata alla viola, che meglio del violino riesce a rappresentare la perenne malinconia di Aroldo.

Altrettanto significativo è il “Viaggio in Italia” di J. W. Goethe, dove si può notare come l’autore, modello di viaggiatore illuminato, sia tutt’altro che un turista distratto, attento ai soli aspetti esteriori. Benché il suo viaggio sia legato innanzi tutto a motivi di educazione estetica e artistica, lo spirito civile dell’età dei lumi è infatti molto forte in lui, e non gli consente di passare sotto silenzio aspetti meno gradevoli di città per altri versi incantevoli come Palermo, per esempio la scarsa pulizia urbana. Goethe, comunque, non si limita a prendere visione del problema di questa città, ma si sforza di individuarne le responsabilità oggettive, il che testimonia la serietà e la concretezza con cui l’intellettuale illuminista affrontava temi tradizionalmente esclusi dal ristretto e idealizzante ambito di interessi dell’arte. Inoltre erano pochi i viaggiatori, soprattutto nordeuropei, che giungendo in Italia fossero abbastanza aperti e in grado di esercitare il diritto irrinunciabile alla critica, ma anche di saper cogliere e apprezzare le differenze di mentalità e cultura, talvolta giungendo perfino a trovarne delle giustificazioni in sede storica e ufficiale. Esemplari in entrambi i sensi sono per esempio varie pagine di Goethe, nelle quali lo scrittore tedesco affianca la critica impietosa all’analisi lucida e realistica. Proprio in questo periodo, infatti, lo spirito civile rende assai diversa questa letteratura di viaggio rispetto a quella dei secoli precedenti, e ciò si deve principalmente al fatto che allo spirito esteriore del turista, attento per lo più ai paesaggi naturali e ai monumenti dell’uomo, si affianca ora un’attenzione più marcata per lo studio dei popoli nella loro dimensione collettiva, per la loro storia, i costumi e, soprattutto, le istituzioni economiche, politiche e civili. Allo stesso tempo, però, il viaggiatore del Settecento è uomo che tende a privilegiare le esperienze più nuove e curiose (a volte anche pericolose) che la vita ed il viaggio possono offrire; di conseguenza il narratore-viaggiatore, oltre che delle società con cui viene a contatto, tende a raccontare ampiamente di sé, del proprio mondo interiore, delle proprie esperienze, dalle reazioni suscitategli dall’incontro con usi e costumi tanto diversi dai propri. Uno dei tanti esempi risalenti a questo periodo è il “Grand Tour”: qui troviamo come protagonista il giovane che, con un viaggio, con la separazione dalla famiglia, dalla casa e dai luoghi abituali, abbandona il proprio mondo infantile, spensierato e irresponsabile per avventurarsi in un mondo ignoto e misterioso, dove troverà quel processo di crescita e di maturazione interiore che, una volta fatto ritorno a casa, lo renderà pronto a fare il definitivo ingresso nel mondo degli adulti. Inoltre lo spirito di avventura del giovane viaggiatore è accompagnato dall’attenzione che egli ha nei confronti degli aspetti civili del viaggio, cioè quelli che consentono di fare esperienze di usi, costumi, mentalità diverse dalla propria.

Nel romanzo Vita di un perdigiorno (Aus dem Leben eines Taugenichts), dello scrittore romantico tedesco Joseph Freiherr von Eichendorff, gli elementi principali sono la natura e la relazione che l'uomo ha con essa: per Eichendorff natura significa libertà. In questo romanzo l'Italia non viene vista attraverso gli occhi del narratore-viaggiatore, bensì attraverso gli occhi del protagonista del romanzo.
Taugenichts è un ragazzo la cui famiglia vive in un mulino; egli viene sempre chiamato in questo modo che significa Perdigiorno, anche dai suoi genitori. Una mattina di primavera si sveglia e decide di partire all'avventura per il mondo accompagnato solo dal suo violino. Taugenichts considera pigri tutti coloro che non hanno voglia di viaggiare alla scoperta del mondo e che quindi non sanno godersi l'alba e la natura.
Una volta partito, il ragazzo riesce a guadagnarsi un passaggio a Vienna in carrozza con due signore grazie alla sua musica. Lo portano nel loro castello, vicino a Vienna, dove inizia a fare il giardiniere. Ben presto egli s’innamora di una delle due donne, Aurelie. Lavora bene ed è dichiarato daziere. Ma un giorno vede la sua donna con un ufficiale su un balcone, così prende le sue cose e lascia il castello.
Il vagabondo arriva in Italia e si ferma in un piccolo villaggio, dove incontra due individui che appaiono ladri, ma si rivelano essere due pittori, Leonardo e Guido, con i quali compie una parte del suo viaggio per l'Italia. Taugenichts prosegue fino a raggiungere un castello, dove una vecchia donna e un uomo ricevono il giovane e gli offrono un pasto ricco, invitandolo a sostare lì per un po' di tempo. Un giorno riceve una lettera dalla sua amata, Aurelie, che gli chiede di tornare da lei. Il ragazzo allora scappa dal castello e finalmente raggiunge Roma, dove girando per le strade sente la voce della sua "bella donna", ma passa tutta la notte senza trovarla, e si addormenta per strada. La mattina seguente incontra un giovane che si presenta come pittore e invita il giovane a casa sua, dove gli mostra alcuni dipinti di Leonardo da Vinci e Guido Reni. Il giovane racconta dunque al pittore di aver viaggiato con loro, e scopre dal pittore che la donna amata era stata da lui dipinta e che era venuta a Roma per cercare Taugenichts.
Il pittore lo porta con sè ad una festa, ma le danze s’interrompono all’arrivo di una donna, la cameriera del castello in cui viveva, che gli porta un invito della contessa. L’incontro risulterà però essere un inganno, e il protagonista riprende il viaggio verso il castello, durante il quale incontra tre studenti polacchi che scopre conoscono Aurelie. Arrivato al castello scopre che il matrimonio si deve tenere tra Guido (in realtà la fidanzata di Leonardo) e Leonardo stesso. Alla fine ritrova la sua amata ed insieme decidono, dopo il matrimonio, di fare un viaggio in Italia.

Vi segnalo questo sito web, dove potrete leggere alcuni estratti dai romanzi di quegli autori che hanno compiuto il loro "viaggio di formazione" in Italia:
http://www.italialibri.net/arretratis/mar02.html


Concludo dicendo che il tema del viaggio in Italia è stato affrontato anche dal cinema con ambientazioni novecentesche. Vi segnalo Viaggio in Italia del 1954 di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman. Una coppia della middle class inglese, lui piuttosto arrogante, lei perbenista, arriva a Napoli per sistemare una questione di eredità. Alex e Katherine Joyce sono in realtà due persone che non hanno più nulla da dirsi, due estranei che reagiscono in maniera differente rispetto agli eventi e anche rispetto al paesaggio che li circonda. Quando hanno ormai deciso di interrompere il proprio legame, vengono coinvolti in una processione che si snoda lungo le strade di Pompei: la folla li allontana e li divide, ma il disperato ricongiungimento e l'abbraccio finale fra i due fa forse sperare in una riconciliazione.

Azionismo irripetibile?



Idee ormai inutili e morte in partenza? Non lo so. Penso tuttavia che sia giunto il momento, in un clima di crisi del sistema politico italiano e di emergenza, di mostrarsi intransigenti da non accettare compromessi di comodo. Non bisogna essere utopisti, bensì persone concrete impegnate in un progetto senza fretta, dal basso, aggregando tutte quelle persone che non si rassegnano a questo bipolarismo e a questa società clericalizzata e fondamentalmente ipocrita.
Fu, senza dubbio, il Partito d’Azione (la cui dimensione esistenziale militante, partigiana, resistente, eticamente connotata affascina) l’espressione di minoranze in qualche misura eroiche che si ritrovarono a essere tali non per una precisa volontà o per una vocazione elitaria ma perché l’impegno per il bene pubblico e al limite il sacrificio di se stessi furono ciò che la durezza dei tempi aveva loro richiesto. Non è un caso che il Partito d’Azione nasca dalla Resistenza e la Resistenza rimarrà la sua matrice originaria.
L'azionismo, laico, libertario, repubblicano, antifascista e antitotalitario tentava di andare oltre i due grandi blocchi di allora, quello democristiano e quello comunista-socialista.
Le ideologie erano un insieme di principi e di idee rivolti al perseguimento di fini collettivi, o la base teorica della struttura di una società. Oggi si afferma che le ideologie sono superate, ma il grande problema della politica italiana oggi è il non avere, in sostituzione di quelli superati, nuovi modelli ideologici e nuove regole comportamentali alle quali ispirarsi.
Ci vogliono modelli ideologici e regole che tengano conto della spaventosa emergenza, ignorata dalla politica benché ineludibile e non certo nuova, ad esempio dell'alterazione climatica, rispetto alla quale nessun governo del mondo ha fin qui assunto alcuna vera iniziativa, nonostante sia il primo ed il più importante dei problemi che la politica deve immediatamente affrontare. Ora però, senza mai prescindere dall’indifferibile necessità di fermare l’alterazione climatica, ed augurandoci di riuscirci, perché altrimenti ogni discorso sarà purtroppo vano, il livello di disillusione causato dal fallimento di questo ennesimo, sempre più tragicomico tentativo di ripristinare una società divertentistica, pseudoumanistica, pseudoentusiastica, ma in realtà ancora una volta nient’altro che di nuovo e sempre meramente consumistica, è tale da sembrare maturo il tempo per formulare nuove proposte.
E' giunto il momento di rompere quella staticità nel sistema politico italiano che non rende evidenti le rotture.
     
Pochi forse ricorderanno il contributo del Partito d'Azione mazziniano (1853-1867) alla causa del nostro Risorgimento, alla fine battuto dalla linea liberal-moderata di Cavour. E chissà chi ha memoria del Partito d'Azione di Ugo La Malfa (1942-1947), che ebbe un ruolo fondamentale nella lotta al nazi-fascismo e nell'instaurazione della repubblica prima di rimanere vittima delle proprie contraddizioni.
Se guardiamo alla storia d'Italia degli ultimi due secoli, il Partito d'Azione sembra proprio comparire nei momenti (Risorgimento, Resistenza) più critici, più difficili e rivoluzionari, nei momenti "fondativi" dell'identità nazionale, per poi scomparire, una volta raggiunti gli obiettivi dell'unificazione e della liberazione del Paese, quasi fosse un'araba fenice, pronta a risorgere dalle proprie ceneri per salvare la Patria nel momento del bisogno.
D'altra parte, è pur vero che Giuseppe Mazzini non riuscì a conseguire in vita il sogno di vedere un'Italia repubblicana, né Ugo La Malfa riuscì a creare quel partito che fosse in grado di modernizzare il Paese, ma sia il primo che il secondo PdA hanno comunque segnato in maniera indelebile la nostra storia nazionale. Non si esagera affatto affermando che anche oggi stiamo attraversando un momento fondamentale della nostra storia nazionale ed anche internazionale. Basti pensare ai processi di globalizzazione, al progetto di unità europea che non decolla, al declino civile, politico, morale ed economico dell'Italia, all'ingerenza delle alte gerarchie ecclesiastiche nella vita politica italiana che rende il nostro Paese, ormai, il fanalino di coda dell'Europa occidentale in materia di diritti civili.
E allora, chiamare a raccolta tutte le forze autenticamente democratiche e riformiste di questo Paese, sarebbe il primo atto per poter rifondare sul serio l'azionismo.
Sul fronte interno, è necessario costituire una cultura politica che funga da collante delle forze laiche e dia voce soprattutto a quella gran massa di cittadini (anche cattolici) silenziati che, a partire dalla propria vita sessuale, non rispettano i dettami del Vaticano. Tantissime sono le battaglie da combattere sul fronte dei diritti civili: per una legge liberale sulla fecondazione assistita, l'abolizione del divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali, il riconoscimento delle coppie di fatto, l'eutanasia, le adozioni accessibili ai single e alle coppie gay,  la facilitazione del ricorso alla pillola del giorno dopo, l'introduzione della pillola abortiva RU 486.
Da rivedere sicuramente il Concordato, che pone la religione cattolica in una situazione di privilegio nei confronti di tutte le altre confessioni, soprattutto adesso che ci accingiamo a divenire, sempre più, una società multirazziale e multireligiosa, nella quale, è bene ricordarlo, un numero crescente di cittadini italiani rifiuta di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole.
Le lotte anticlericali sul fronte interno costituirebbero una sorta di liberazione nazionale dal potere temporale della Chiesa cattolica.
Sul piano economico-sociale bisogna tutelare in maniera dignitosa i lavoratori e i precari, promuovendo una regolamentazione del sussidio di disoccupazione, che non diventerebbe un comodo cuscino sul quale adagiarsi (ad esempio, prevedendo che il lavoratore perda il diritto al sussidio dopo aver rifiutato un numero minimo di offerte di lavoro adeguate alla propria formazione), ed assicurare a tutti i cittadini di essere valutati per i propri meriti reali. Sostegno alla classe operaia, senza però perdere di vista anche la questione dei ceti medi, in quanto questi due soggetti sociali sono ormai assolutamente egemoni nella fase in cui viviamo.
Bisognerà poi rendere il fisco più severo nei confronti degli evasori, riducendo gli sprechi e gli sperperi, e promuovendo una seria "cura dimagrante" degli apparati burocratici.
Nel campo della giustizia, dovremo fare degli enormi passi avanti. Rendere più efficiente la macchina giudiziaria e meno lunghi i processi e rendere le carceri dei luoghi vivibili nei quali, non solo si espiano le colpe, ma si viene sottoposti ad un processo di rieducazione e di reintegrazione nella società.
Ma se non si riformeranno la scuola e l'università, ogni altro genere di riforma finirà per essere inefficace.
La scuola pubblica dovrebbe essere la prima preoccupazione per uno Stato laico che dovrà sostenerla e favorirne l'innovazione.
Come dimenticare, poi, il problema del conflitto d'interessi? Quest'aspetto così importante per la vita democratica del Paese era sempre stato trascurato da tutte le forze politiche fin quando non è "sceso in campo" Silvio Berlusconi. Non c'è alcun dubbio sul fatto che il problema non riguardi solo l'attuale premier, ma proprio per questo sarà indispensabile legiferare al più presto sul tema, affidando a terzi l'amministrazione dei beni di tutti i cittadini-imprenditori che ricoprono cariche elettive.
Una siffatta cultura politica, infine, non potrà non costituire un baluardo insormontabile contro la demagogia reazionaria della Lega Nord.

giovedì 11 agosto 2011

Sensualità

La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
 ruota un moto di danza e di dolcezza,
 aureola di tempo, arca notturna e sicura
[...]
come il giorno vive di innocenza,
 così il mondo vive dei tuoi occhi puri
 e va tutto il mio sangue in quegli sguardi.

(Paul Eluard - La curva dei tuoi occhi intorno al cuore)



Un video-ritratto focalizzato sulle emozioni, sulla pura sensualità, sull'intimità e l'introspezione di una donna.
Mi scuso se voglio apparire stavolta bisognoso di trattare un tema più "materiale", o "carnale", ma sono stato colpito, oserei dire letteralmente folgorato dalla bellezza di questa modella.

Iride, grazie per la tua intensità, che voglio qui condividere con i miei lettori.


Iride - Passionate from Paolo Neoz on Vimeo.