Daniela Nocella è nata a Gaeta il 22/04/1982 e vive a Minturno (LT). In lei nasce fin da bambina l’amore per l’arte, la letteratura e la poesia e rivela di aver cominciato a scrivere da quando ha memoria. Proprio per scoprire tutti i generi e le varie culture artistiche decide di iscriversi al liceo linguistico. Anche la scelta della facoltà di Archeologia è dettata dalla volontà di sapere e scoprire quello che non è ancora stato visto e di riportare alla vita quello che ora è celato dalla terra e dall’oscurità del tempo. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari. Nel 1997 ha ottenuto il premio di poesia “Tulliola” presso la città di Itri così come nel 1998 e nel 2001 presso le città di Fondi e Formia. Daniela ha pubblicato la raccolta di poesie “La Danza di Cento Petali Verdi” presso la casa editrice Libroitaliano nel 2007 e la raccolta “La Maschera dell’Allegria” presso la casa editrice ISMECA editore nel 2008. Numerose sono state le poesie scelte e pubblicate nelle varie antologie dalla casa editrice Giulio Perrone e dalla rivista letteraria Orizzonti come: “Donne e poesia”, “la Bellezza”, “Natale”, “Parole in fuga”, “Dedicato a… poesie per ricordare”, “il Federiciano”, “Verrà il mattino e avrà un tuo verso”, “Habere artem”, ….. . Nel 2008 ha partecipato alla trasmissione dedicata ai poeti contemporanei del sud Lazio della rete del sud pontino “ Il Golfo”. Nel marzo del 2009 è stata ospite della trasmissione riguardante dibattiti culturali di Poeti e Poesia. Una delle più grandi passioni di Daniela è il canto. Attualmente è impegnata a scrivere non solo in versi, ma anche saggi e prose.
POESIE
L’avvento dell’estate
Respira, anima offesa, l’incensodella gloria inattesa.
È partorito il grido di Nemesi
alle soglie del Paradiso perduto.
S’effonde per l’ onde dei
placidi cieli primaverili l’umore
giocondo di applausi levati dall’onte
profonde dell’illusione.
Libero pei venti il rosso sole
fulge e il sorriso virile
dell’estate trafigge ricordi
di infelici profeti.
O placido fuoco
Sepolto il ricordo di labili evoluttuose parole.
Soffocata la memoria dell’amore
dolce e docile, creatura
proveniente dai cieli.
E come il fuoco arde possente,
distrugge ma il sogno protegge,
un giorno l’anima mia ribelle dimenticherà.
Obliato il rancore, sparse nel passato le ceneri
di uno stendardo che brucia,
ora, di vigore.
La vecchiezza inonderà di stanchezza
il rigoglioso lume.
Su ali d’Amore
Sboccia chiara passioneall’occhio sognante.
Sfuma alla vista rapita
l’intrepida memoria;
di giochi d’amore, di
bocche protese all’orecchio
di Virtù, lascive parole
d’abbandono sussurra.
E il cuore sussulta, strepita,
scolpita, al ventre s’acquieta,
fuggevole per l’apparizione soave e
al profumo di rose mature
a labbra volitive concede il
morso di fragole rosse.
Fanciullezza
Di tragici lumi riluce,su selve di bestie furenti
maestosa, serena, possente s’impone.
Il corpo acerbo prigione alla mente
sveglia e la Giovinezza brama
che il Tempo riveli la sua voce.
Ma ansioso nocchiero per mari,
ora tranquilli, poi tempestosi,
lesto porta al largo dei ricordi e
vecchietto l’uomo bacio
a perduta Beltà concede.
L’autunno e l’anima
Segue l’autunno la rottad’uccelli migranti e
tiepide foglie prima riarse dal
sole di manti purpurei rallegrano la via.
Allegra malinconia saluta le viti
festanti che abbondanza
risplendono pigne al cielo fecondo.
E il vento festeggia grintoso
l’arrivo del temporale,
l’anima attende serena la
prossima estate.
Poema italico
O Patria mia miseramente seduta sugiunchi congiunti da miserevoli servi.
Tu che rechi nel petto gonfie ferite di
passati non ancora sepolti e lacrimi
profezie dal ventre della cristianità.
O Patria mia gloriosamente atterrita
da figli disastrosi che non liberarono
altro che peggiori destini per te
che lamenti sfinita un seno che
non nutre più.
O Patria mia che soffocasti gloriosi
discepoli per renderci un’unica
bandiera al mondo che ti umiliò e
che benedicesti il funebre martirio
di colui che ti guidò alla vita.
O Patria mia per cui non si versò sangue
abbastanza vermiglio da colorare il tuo
pallido viso, tu madre soffocata dal dolore,
tu madre consolata dall’Inno fedele, tu
padrona e serva del figlio indegno!
O Patria mia, quante parole,
quante blasfemie sul capo
tuo che Cristo incoronò di
spine, di lacerazioni che
ancora non si dimenticano.
O Patria mia, non posso salvarti, non oso
guardarti, non so confortarti e le mie
ardono ancor più forte nel cuore ribelle,
dalla prigione delle tue membra impedisci
all’anima di lodarti.
L’esercito che ti resuscitò, dall’oltretomba
un singulto riporterà, darà respiro
all’eroe che tornerà a guidare l’esule
spirito dei figli tuoi.
O Patria mia, tutti uniti per te, nuovamente
fratelli, nuovamente amati,
nuovamente vincitori!
L’uomo che soffre
L’uomo che soffre vive una vita silenziosa, misteriosa.Pensa continuamente e riflette sulla realtà della morte.
Ha in viso una calma freddezza che lo fa sembrare
un fantasma, il suo pallore induce quasi terrore.
E mentre tutti lo guardano non capendo la ragione
di tanta pena, egli sogna, immagina di vivere lontano,
crea luoghi splendidi con la sua mente che può
solo pensare, con il suo intelletto che può solo sognare.
L’uomo che soffre è egoista, non condivide la gioia
del suo dolore. L’uomo che soffre è un poeta, che
scrive la sua disperazione.
(Tratta da “La Danza Di Cento Petali Verdi”)
Il Paradiso del Nulla
E sarò la Musa conduttrice nei Paradisiuniversali e il Lete, acqua di eterno ricordo.
Musica furtiva dai flauti magici Apollo
emanò in respiri aulici.
Dal tragico cervello Sapienza verrà il mistero
d’un canto apocalittico.
Le membra partoriranno nuove speranze nel
mondo. Indra pose un pilastro tra cielo e terra
e tutto si mantenne speciale, Atlante sorreggerò
le emozioni e dalle dodici braccia un’arma
mortale ucciderà il rimorso.
Intelletto e passione all’unica vetta, mistero
e stupore all’esule anima, ragione e fede in
primogenito segno, ruscello di gemme e
perle colorate dal sangue.
(Tratta da “La Danza Di Cento Petali Verdi”)
Ritratto
Non servono ori all’intelletto,il corpo non cinge virtù.
L’alloro non ha insaporito
alcun manto biondo e il
mantello purpureo è sulla
scultura che impressiona il poeta.
Non domande, non risposte,
ma la pura convinzione di rendere
ai sogni un’illusione migliore.
(Tratta da “La Maschera dell’Allegria”)
Vita e Guerra
Plasma tra le anime all’infernoil male che conduce alla terra,
la guerra è nell’accordo tra
miseri contrari e i padri nascondono
i figli al demonio.
Il tempo ricorda e addormenta
le lucide speranze, quando
la memoria è una pozza di sangue
e la Vita, maga e strega, dimentica
i battiti d’ali d’Icaro al cospetto
del sole.
(Tratta da ”La Maschera dell’Allegria”)
Preghiera d’amore
Lenti fruscii di foglie galleggiano al vento,al cielo risale il caldo nevischio di gelide estati.
Festeggia per l’aere dimesse lo splendido sole
che offusca, riscalda inconsolabile cuore.
E madre al Dio dell’amore più forte preghiera
pel figlio perduto rivolge in fervida fede.
Intime parole
Consola l’occhio che vedela notte.
Abbraccia il tenero agnello
che carni
offre all’affamato mondo.
All’anima intime virtù da
parole stupite,
silenti, assordanti,
poeta concede.
A tutto ciò che ritroverò
Se la mia mano potesse scrivere quello che dal cuoreal cervello è celato.
Se la mia mente fosse capace di scordare ciò che il ricordo
infligge allo Spirito e se il Tempo, magnanimo signore, potesse consegnarmi la sua clessidra, ti darei la mia vita, il mio unico respiro .
Ti nutrirei del mio sangue, ti rialzerei dalla tomba con le stille della mia disperazione,
ti infliggerei le ultime mie parole. Invece t’ho lasciato andare
all’orizzonte, t’ho lasciato al creatore e spero che prima di
scagliarmi all’inferno il Signore mi conceda solo di sbirciare trai
beati la tua incancellabile visione.
Al mio caro Orlando
Le lacrime portano la vergognadell’insulto.
Le ferite sanguinano l’ignavia
del silenzio.
La tua tomba lamenta orgoglio
all’orecchio mio teso all’eternità.
Quanti ori prostrati alla lapide
tormentata e poi rossi tulipani
palpitanti al sole d’aprile
danzano al tumulto della scalpitante primavera.
Io porto l’anima delle tue battaglie,
l’onore del reietto e
riaffioro alla luce l’ammiraglia
affondata.
Sarò il tuo abisso e il mio
ventre partorirà l’immensa
tua lealtà.
Roma, eterno ricordo
Tu, immensa, eterna città del ricordo.
Tu, seduttrice, amante dell’illusione.
Nel tuo ventre di splendore combatte
la sua battaglia il barbone e
col cane abbandonato lotta per
un tozzo di pane sfuggito dal
morso del ricco signore.
Tu, madre della perfezione,
ogni giorno ti specchi nella
tua stessa disperazione e dall’alto
dei colli benedici i reietti
che in te cercano la Chimera
sognata dall’inferno e pregano
sotto il cupolone che il Dio
non si dimentichi il loro dolore.
Il ricordo del poeta
Lascia l’epitaffio d’un poetaL’anima delle parole ……. .
Porgi all’idolo il tuo sguardo
come fiore posa per sempre.
Confusione
Non cercare di capire, non spiegare.Abbandonati alla marea delle parole.
Sciogli la tua anima in
quest’oceano che è
fantasia, è immaginazione,
è un qualunque sogno.
Dedica
Trasforma in ricordi la malattia.Sfigura l’incubo in ironia, la poesia.
Guarda la miseria dell’uomo con
le stridenti parole, schiude il
cuore affamato …….. .
Il sangue del dolore è appagato.
La nascita della poesia
Nata dal ventre del paradiso,induco alla rinuncia.
Cresciuta col nettare della
passione, conduco nell’umiliante
oppressione.
Innamorata del dolore gioia proferisco
dalle labbra chiuse.
E cuore serrato da cinti aguzzi,
esplodo meraviglia.
Il sogno d’Apollo
Oh Musica,sospiro della vita, essenza di
coccole piovute dai sogni.
Rendi eccelsa la purezza della
gloria e la tua voce è pioggia
di petali da un cielo vermiglio.
Danza, febbricitante, la musa lungo
il tuo cammino, porge bellezza
all’orecchio attento.
Canta la nota sciolta nel vento,
persa in mille anni di tempo e
la storia celebra ancora il
coro della tua nascita